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La leggenda di Giosafatte

La vita e le gesta di Giosafatte Talarico, uno dei briganti-simbolo dell’Ottocento calabrese. Il volume riflette condizioni ambientali complessive dell’intero altopiano silano, e non solo, in un periodo storico pulsante di fermenti sociali. La sua vicenda personale lascia in questo libro tracce di un cammino denso di emozioni e di scoperte storiche impensate..

PP 160, € 10,00 - InCalabria Edizioni 
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Cosenza: libreria Legenda, Piazza Duomo 1
Catanzaro: L’isola del Tesoro, via Crispi
Lamezia Terme:
- Libreria Mondatori, via Piave
- Edicola Domneico Cerminara (corso Numistrano)
- Edicola Giuseppe Cerminara (pressi piazzetta di S. Domenico)
Carlopoli: Cartolibreria La Fenice, via Bellavista.

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In questo libro di Salvatore Piccoli oltre a Giosafatte troviamo un’altro protagonista che campeggia nel romanzo e cioè il paesaggio silano. Il romanzo può esser paragonato ad un grande affresco in cui la figura umana è inserita in un ben delineato paesaggio, che non svolge la funzione di semplice sfondo ma che oltre a dare respiro alla narrazione, conferiscono ad essa una mole intensa di suggestioni. Questo perché convivono nel romanzo sia descrizioni amene di paesaggi, di altipiani verdeggianti ma anche di luoghi come dirupi, balze scoscese, forre “cavuni” che, colti nella loro asperità, nella loro terribiltà, sono fonte di un’emanazione vivissima che ci dà spesso il senso dell’immenso.

Per farvi render conto della descrizione di quel paesaggio di fine ecco alcune righe che vi faranno sognare:

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"Al sole tiepido di primavera Giosafatte lasciò il Fellaro e s’incamminò verso le montagne. I colli apparvero subito verdissimi e le valli trafitte da ricchi e mormoranti torrenti. Camminò e camminò: talvolta le gole esibivano ancora i bianchi fazzoletti di neve.
Accarezzava con i passi la prima erba e con il pensiero la sua vita. L’orgasmo del brigante oramai lo possedeva: si sentiva avvinghiato a quei luoghi senza rimedio, anche se ogni tanto nella sua testa faceva capolino il ricordo della sua casa, di Anna, di Angiolina e sentiva come una strana e pungente nostalgia per quello che poteva essere e non era stato. Poi tra il fogliame di un colle che sovrastava le case di un piccolo paese, di cui apparivano in basso i tetti minuti sentì all’improvviso un fruscio che lo staccò dai suoi pensieri. Sì avvicino felino e vide una ragazza che camminava carponi e nella mano stringeva un coltello d’osso. Ella si alzò: una giovane donna vestita di una triste bellezza e di un ben misero abitino che non bastava a coprire il prorompente seno di cui candore spiccava nell’aria come il sole nel cielo blu, appare agli occhi di Giosafatte"

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"Er quasi il tramonto e prese a salire su per il monte. Si trovò davanti una parete quasi a strapiombo con in cima un’enorme pietra. Fece forza e scalò. Stanchissimo giunse ai piedi del masso: l’enorme pietra era circondata da pini secolari, vecchi, come piegati sul tempo, dalla corteccia rosseggia e ruvida: che strano luogo! Davanti ala pietra era un minuscolo tappeto d’erba con una linea giallastra in mezzo come se qualcuno avesse trascinato solo lì i propri passi, ebbe quasi paura, si fermò a riprendere fiato e continuò a guardarsi intorno. Proprio sotto la pietra scorse una porticina che lasciava uno spiraglio. La spinse con tremore e gli ultimi raggi illuminarono un rozzo focolare con due tizzoni spenti e una croce di legno nero incollata a una parete. Girò lo sguardo e vide un giaciglio e su di esso un vestito nero: un saio! Una nicchia scavata nella pietra custodia una statuetta di legno raffigurante il volto chino di una donna, la prese in mano e riconobbe quel viso. Per un attimo sentì la sua mano paralizzata, incapace d riporre l’oggetto."
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