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Libri |
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La
leggenda di Giosafatte |
La vita e le gesta di Giosafatte Talarico, uno
dei briganti-simbolo dell’Ottocento calabrese.
Il volume riflette condizioni ambientali complessive
dell’intero altopiano silano, e non solo, in un
periodo storico pulsante di fermenti sociali.
La sua vicenda personale lascia in questo libro
tracce di un cammino denso di emozioni e di scoperte
storiche impensate..
PP
160, € 10,00 - InCalabria Edizioni
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Catanzaro:
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di S. Domenico)
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In
questo libro di Salvatore Piccoli oltre a Giosafatte
troviamo un’altro protagonista che campeggia
nel romanzo e cioè il paesaggio silano.
Il romanzo può esser paragonato ad un grande
affresco in cui la figura umana è inserita
in un ben delineato paesaggio, che non svolge
la funzione di semplice sfondo ma che oltre a
dare respiro alla narrazione, conferiscono ad
essa una mole intensa di suggestioni. Questo perché
convivono nel romanzo sia descrizioni amene di
paesaggi, di altipiani verdeggianti ma anche di
luoghi come dirupi, balze scoscese, forre “cavuni”
che, colti nella loro asperità, nella loro
terribiltà, sono fonte di un’emanazione
vivissima che ci dà spesso il senso dell’immenso.
Per
farvi render conto della descrizione di quel
paesaggio di fine ecco alcune righe che vi faranno
sognare:
...
"Al sole tiepido di primavera Giosafatte
lasciò il Fellaro e s’incamminò
verso le montagne. I colli apparvero subito verdissimi
e le valli trafitte da ricchi e mormoranti torrenti.
Camminò e camminò: talvolta le gole
esibivano ancora i bianchi fazzoletti di neve.
Accarezzava con i passi la prima erba e con il
pensiero la sua vita. L’orgasmo del brigante
oramai lo possedeva: si sentiva avvinghiato a
quei luoghi senza rimedio, anche se ogni tanto
nella sua testa faceva capolino il ricordo della
sua casa, di Anna, di Angiolina e sentiva come
una strana e pungente nostalgia per quello che
poteva essere e non era stato. Poi tra il fogliame
di un colle che sovrastava le case di un piccolo
paese, di cui apparivano in basso i tetti minuti
sentì all’improvviso un fruscio che
lo staccò dai suoi pensieri. Sì
avvicino felino e vide una ragazza che camminava
carponi e nella mano stringeva un coltello d’osso.
Ella si alzò: una giovane donna vestita
di una triste bellezza e di un ben misero abitino
che non bastava a coprire il prorompente seno
di cui candore spiccava nell’aria come il
sole nel cielo blu, appare agli occhi di Giosafatte"
...
"Er quasi il tramonto e prese a salire
su per il monte. Si trovò davanti una parete
quasi a strapiombo con in cima un’enorme
pietra. Fece forza e scalò. Stanchissimo
giunse ai piedi del masso: l’enorme pietra
era circondata da pini secolari, vecchi, come
piegati sul tempo, dalla corteccia rosseggia e
ruvida: che strano luogo! Davanti ala pietra era
un minuscolo tappeto d’erba con una linea
giallastra in mezzo come se qualcuno avesse trascinato
solo lì i propri passi, ebbe quasi paura,
si fermò a riprendere fiato e continuò
a guardarsi intorno. Proprio sotto la pietra scorse
una porticina che lasciava uno spiraglio. La spinse
con tremore e gli ultimi raggi illuminarono un
rozzo focolare con due tizzoni spenti e una croce
di legno nero incollata a una parete. Girò
lo sguardo e vide un giaciglio e su di esso un
vestito nero: un saio! Una nicchia scavata nella
pietra custodia una statuetta di legno raffigurante
il volto chino di una donna, la prese in mano
e riconobbe quel viso. Per un attimo sentì
la sua mano paralizzata, incapace d riporre l’oggetto."
...
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